2020-08-06 07:47:10.197014 by Unknown

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autore:Unknown
Format: epub
ISBN: 9788858425633


Luciano scrive cose non vere per divertirsi e divertire con fandonie: come non pensare a Cervantes?

Quasi in contemporanea col Quijote altri testi si facevano beffe di soprannaturali e convenzioni ormai sentite come superate. È il caso dei testi burleschi di Scarron in Francia o, in Italia, l’eroi-comica Secchia rapita (1614, 1622), in cui Alessandro Tassoni fa la parodia del concilio omerico degli dèi. Il bersaglio di don Chisciotte e dell’eroi-comico o del burlesco erano tradizioni prestigiose anche se innocue, ma dalla derisione della magia e degli dèi si sarebbe presto passati alla parodia di un soprannaturale e di testi ben piú autorevoli. È quel che accade nelle Lettres persanes4 (1721), con cui Montesquieu inaugura la letteratura dei Lumi adottando una strategia metalinguistica e intertestuale molto raffinata e obliqua. Una strategia in cui, come nei racconti piú letterariamente riusciti di Voltaire, la derisione è ben lontana dal ridurre al silenzio le attrattive del soprannaturale. Nel romanzo Montesquieu si serve del Corano per arrivare a criticare la Bibbia: invece di deridere il testo sacro dei cristiani egli sposta infatti la derisione su quello dei musulmani. Tutto è però giocato in modo tale che il lettore leggendo «Corano» pensi al contempo alle meravigliose Mille e una notte. Dal 1704 infatti, traducendo una selezione di quei racconti “orientali”, Galland aveva dotato la prosa francese di un favoloso inedito ed elegante. Nell’andirivieni di lettere tra i persiani sbarcati a Parigi e i loro interlocutori orientali, il punto di vista di Usbek e Rica consente certo di guardare con estraniamento critico l’Occidente, Parigi, il cattolicesimo, i suoi dogmi. Ma allo stesso tempo l’Oriente di cui essi sono i rappresentanti è tutt’altro che al sicuro. Esso è non solo la terra del Corano, ma piú in generale è l’antichissima patria di miti, leggende e delle grandi religioni rivelate. Ed è la fonte inesauribile di una retorica iperfigurale e rigogliosa, quella che i testi sacri condividono per l’appunto coi racconti arabi ripresi da Galland. Se si dà quindi il caso che lo stile e i prodigi del Corano (e quindi della Bibbia!) siano degni delle gradevolissime Mille e una notte, non sarà difficile concepire che si potesse anche prender gusto alle fioriture metaforiche proprie anche ai libri sacri di cui ci si faceva beffe. Insomma, se Montesquieu tratta con irriverenza i testi sacri come Luciano aveva messo in caricatura i romanzi greci e Cervantes quelli di cavalleria, vale anche per lui la regola del soprannaturale di derisione: il mito ha indubbiamente torto di fronte alla filosofia, ma dargli la parola non esclude affatto che si prenda segretamente gusto alla sua logica regressiva.

Il soprannaturale di derisione si protrae oltre l’Illuminismo, e infatti la cattiva logica può anche essere quella di testi e di un soprannaturale ben piú recenti. Alle soglie dell’Ottocento, Jane Austen, in Northanger Abbey, deride il nuovo soprannaturale dei romanzi gotici mediante il personaggio di Catherine, una deliziosa chisciottesca fanciullina, grande lettrice e dotata d’una sfrenata fantasia, che s’immerge appassionatamente nella lettura dei romanzi gotici, e in particolare di The Mysteries of Udolpho.



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